Mastro di Campo

Nello splendido e pittoresco scenario di Piazza Umberto I a Mezzojuso si svolge, a Carnevale, da oltre due secoli, la festa popolare del Mastro di Campo, unica nel suo genere che in nessun altro luogo si può ammirare.
Si tratta di una tragicommedia interamente mimata che coinvolge circa cento personaggi abbigliati con costumi d’epoca. Protagonista principale è il Mastro di Campo, ovvero uno strano personaggio col volto coperto da una bizzarra maschera rossa che cerca di conquistare la sua amata Regina.
La sua origine non è un invenzione del tutto ideale del popolo di Mezzojuso ma è legata, come testimoniano il marchese di Villabianca e Giuseppe Pitrè, ad una rappresentazione popolare del ‘700 che si svolgeva a Palermo durante il periodo di Carnevale chiamata “L’Atto di Castello” che a sua volta, probabilmente, si ispirava ad un fatto storico realmente accaduto: l’assalto del Conte di Modica, Bernardo Cabrera, al Palazzo Steri di Palermo, avvenuto nel 1412, per costringere la regina Bianca di Navarra, vedova del Re Martino il Giovane, ad accettare la sua proposta di matrimonio. Nella rappresentazione del Mastro di Campo il fatto storico, che si conclude con la fuga della Regina verso il castello di Solanto e la cattura del Gran Giustiziere, è stato completamente travisato e il popolo l’ha voluto trasformare a suo modo: il Mastro di Campo non è sprezzato dalla Regina che non lo fugge ma al contrario lo ama, corrisponde il suo amore e sviene quando questi è ferito.

TRAMA DELLA PANTOMIMA OGGI

La pantomima ha inizio il pomeriggio dell’ultima domenica di carnevale con l’ingresso in piazza del Foforio, del Maestro delle Cerimonie che precede il corteo reale composto dal Re, dalla Regina, dal Segretario e dalla sua Dama, dai Dignitari e dalle rispettive Dame di compagnia, dall’Artificiere, dalle Guardie del Re e per finire dai Mori. Una volta in piazza, il corteo si dispone a schiera davanti al palco che funge da castello reale dove il Re e la Regina, assistono al ballo eseguito dai Dignitari e dalle Dame a cui prende parte anche il Maestro delle Cerimonie. Terminata l’esibizione la corte va a prender posto sul castello reale dove, in attesa che arrivi il Mastro di Campo, la festa prosegue a passi di danza. A questo punto arrivano in piazza le altre maschere: i Romiti, le Giardiniere, i Maghi e a seguire gli Ingegneri, collaboratori del Mastro di Campo, che con l’ausilio di alcuni strumenti di misurazione studiano il percorso e le strategie di guerra. Dopo qualche minuto si sente da lontano il caratteristico suono del tamburo e si vede spuntare in piazza il Mastro di Campo a cavallo con due Volanti alle briglie, seguito dall’Ambasciatore, dal Capitano dell’Artiglieria, da Garibaldi con i Garibaldini, il Barone e la Baronessa a cavallo agli asini, il Campiere, il Curatolo e il Vurdunaro e infine la Cavalleria formata da un drappello di otto o dieci cavalieri abbigliati elegantemente e senza armature. Il Mastro di Campo in sella al suo cavallo fa un giro attorno alla piazza, poi sceso da cavallo, si avvicina agli Ingegneri, li consultata e subito dopo di suo pugno scrive un messaggio di sfida al Re. Chiama a sè l’Ambasciatore e lo invita a consegnare la lettera a corte. Il Re accetta la sfida e risponde con un’altra missiva che verrà consegnata dallo stesso Ambasciatore nelle mani del Mastro di Campo. Questi indignato della risposta del Re, strappa il biglietto e inizia la battaglia, saltando e girando su sè stesso per tutta la piazza con la spada in pugno esegue un elegante danza, ritmata dal caratteristico suono del tamburo che accompagna tutta la rappresentazione. Attorno a lui si aggirano sempre due Giardiniere che saltellano muovendo due corone di alloro, il Pecoraio che rappresenta il diavolo che cerca di sbarrargli la strada verso la scalata al castello e gli Ingegneri che di tanto in tanto danno dei consigli al Mastro di Campo e gli porgono un cannocchiale per avvistare la Regina. Intanto a corte la festa continua si suona e si mangia, Dame e Cavalieri danzano, mentre il Re passeggia inquieto da una punta all’altra del Castello con una grossa spada poggiata sulle spalle e di tanto in tanto ordina al suo artificiere di rispondere ai colpi di cannone che arrivano dalla piazza. Il campo di battaglia diventa una bolgia, si alternano: la Cavalleria che lancia confetti tra la folla e ogni tanto improvvisa attacchi a colpi di confetti contro la corte; il Foforio, ossia briganti che irrompono in schiera catturando in ostaggio alcune persone tra il pubblico che vengono rilasciate solo dopo aver pagato un riscatto ossia da bere e qualche dolcetto; Garibaldi e i Garibaldini che aiutano il Mastro di Campo nella conquista della Regina combattendo contro i mori che sono posti a difesa del castello; Il Barone e la Baronessa che distribuiscono confetti alla folla mentre i Massarioti mangiano, bevono e distribuiscono al pubblico salsiccia, pane, formaggio e vino; i Maghi alla continua ricerca della Trovatura (consistente in un piatale o cantaru pieno di maccheroni) e infine i Romiti che lanciano manciate di crusca addosso agli spettatori. In tutta questa bagarre il Mastro di Campo tenta due volte invano di conquistare la Regina; attraverso una scala fausa più nascosta, tenta la salita al castello ma tutte e due le volte deve arrendersi agli scontri contro il Re. La lotta perciò va avanti e il Mastro di Campo, sempre a ritmo di tamburo, continua le sue gesta nervosissimo e inferocito. Al terzo tentativo il Mastro di Campo sale dalla scala centrale del castello e intraprende nuovamente il duello con il Re, il quale con un colpo di spada lo ferisce alla fronte. Il generale dolorante tentenna prima qualche istante, poi tutto tremante, allarga lentamente le braccia, inarca all’indietro il corpo irrigidito e si lascia cadere nel vuoto. Lo prendono i Fofori, già pronti e lo portano in un luogo sicuro per curarlo. Tutti lo credono morto, la Regina spaventatasi sviene e tutte le Dame cercano di confortarla, a questo punto si conclude la prima parte della rappresentazione. Tra la fine del primo tempo e l’inizio del secondo i Maghi fanno la Trovatura: vanno a scavare sotto il palco e scoprono nascosto un cantaru colmo di maccheroni conditi con sugo, polpette e salsiccia che poi mangiano con le mani e tentano di offrire al pubblico. Il Barone e la Baronessa fanno alcuni giri per la piazza con il lutto in mostra. Il Mastro di Campo guarito dalle sue ferite fa nuovamente ingresso in piazza con i suoi uomini e riprende così la battaglia. Mentre gli attacchi al castello proseguono egli riesce, attraverso una scala segreta, ad incontrare la Regina e a scambiarsi gesti d’amore sempre all’insaputa del Re. Ritornato in piazza riprende il suo combattimento sempre accompagnato dal suono del tamburo fino a quando riesce a corrompere le Guardie del Re. A questo punto il cannone del castello comincia a fallire qualche colpo il Re molto nervoso, accorgendosi che il suo Artificiere perde colpi, lo fa fuori con un colpo di spada. Approfitta di questo momento di confusione il Mastro di Campo che, accompagnato dai Garibaldini, riesce, attraverso la scala segreta, a penetrare all’interno del castello dove una volta arrivato, i Garibaldini circondano la Corte e incatenano il Re. Il Mastro di Campo finalmente può togliere la maschera e abbracciare la sua Regina. La pantomima termina con la sfilata delle maschere per le vie principali del centro abitato.